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28/04/11

Curiosita sulle fave

Una curiosità è costituita dalle fave a buccia nera, che il popolino chiamafavi palìni. Ma la vera curiosità sulle fave è la sua storia, che vale la pena di essere raccontata. Cibo di rito per il giorno dei Defunti sono le fave, esattamente come nelle -antiche celebrazioni mortuarie romane, dove questo legume occupava il primo posto e spesso l'unico. Anche gli antichi greci, prima dei romani, fecero uso delle fave per i morti. Si costumava lessarne in grande quantità nel mese di antesterione (novembre) in offerta a Bacco e Mercurio per le anime dei defunti; questa cerimonia era nota col nome di chitri (chittari erano invece le bucce delle fave, e chitri le speciali pentole dove si cucinavano). L'uso delle fave sembra essere spiegato dal colore del suo fiore, che è bianco, ma maculato di nero, ed il nero — simbolo del mistero —. è molto raro tra i vegetali; inoltre pare che le macchie siano disposte a forma della tau greca, la prima lettera della parola tànatos, la morte. 1 sacerdoti di Giove non potevano mangiarle, né tantomeno guardarle. Nelle cerimonie funebri venivano sparse sul feretro, e gli schiavi se le buttavano dietro, durante il corteo, lamentando la perdita del padrone. Pitagora proibì ai suoi discepoli di mangiarne (la leggenda vuole che egli — inseguito dai suoi nemici — si fece catturare anziché mettersi in salvo attraverso un campo, di fave); ma sembra che il motivo sia stato solo di carattere igienico-sanitario. Questa abitudine di consumare fave il giorno dei morti si mantenne nel tempo; si ha però una precisa documentazione della rinnovata costumanza, ad opera del monastero di Cluny: qui ai monaci — che si nutrivano di una sola razione di fave al giorno — venne concessa dal priore una "doppia razione" perché potessero sostentarsi meglio durante la lunga veglia funebre in questo giorno dedicato al ricordo dei defunti.

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